Comune di Mossa
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Cenni storici su Mossa
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È forse nell'alto Medioevo che Mossa trova la sua origine se il toponimo, come sembra, può essere fatto risalire alla voce longobarda Mossau o Moos-Au, piana muscosa. Tuttavia sicuramente il sito è abitato già in epoca preromana, come attestato dal ritrovamento di vari reperti, tra i quali alcune asce in pietra risalenti all'eneolitico. Del periodo romano invece gli scavi hanno restituito alcune monete, ma è probabile che sulla sommità del colle di Vallisella si ergesse un robusto fabbricato, distrutto, non si sa se parzialmente o totalmente, nel corso delle scorrerie di Alarico, Radagaiso e Attila o dopo gli attacchi avari del 610 e del 664.
06/10/20
Nel 1960 i lavori di sistemazione agricola della collina Codelli fanno rinvenire una necropoli longobarda piuttosto vasta, con resti di mura e numerosi scheletri in buono stato di conservazione sistemati a strati e tutti volti, com'era d'uso, verso oriente. I Longobardi avevano installato a Mossa una gastaldia con compiti di difesa. Dopo le terribili invasioni degli Ungari, dall'899 al 942, l'antica Mossau scompare per risorgere solamente più tardi. Alla luce delle scarsissime notizie esistenti non è possibile fissare con esattezza l'epoca di rinascita del borgo, ma si sa per certo che Mossa esiste nel 1064 quando, in un documento relativo a una donazione fatta al capitolo del duomo di Aquileia, compare il nome della contessa Hadwig (Edvige) "di Mossa". Questa donna è un personaggio molto importante nella storia medievale perché grazie ai suoi due matrimoni, prima con il conte Ermanno di Eppenstein e successivamente con il conte Enghelberto I di Spanheim, i domini di queste due potenti famiglie vengono uniti e passano in eredità ai conti di Gorizia, discendenti di Diemut, figlia di Hadwig, andando a formare la contea di Gorizia. La contessa Hadwig sceglie come residenza vedovile il castello di Mossa, dove rimane fino alla morte avvenuta tra il 1096 e il 1107 e questa scelta testimonierebbe del ruolo non marginale rivestito da Mossa in una fase storica in cui ad esempio Gorizia è ancora solamente una "villa".
Nel Medioevo Mossa fa parte del parlamento friulano con diritto di rappresentanza nell'assemblea e autonomia nell'amministrazione della giustizia, mentre il potere esecutivo, esercitato in nome del Patriarca di Aquileia, è nelle mani di un gastaldo. Nel 1263 il territorio è assegnato in feudo alla famiglia de Braida e subisce le alterne vicende delle guerre tra il Patriarcato e i conti di Gorizia. Nel 1420 passa sotto il dominio veneziano. Una cinquantina di anni dopo i turchi saccheggiano e distruggono l'abitato, ma almeno una parte della popolazione riesce a salvarsi sulle colline o a nascondersi nella vicina palude del Preval. Nel 1480 un grave incendio si abbatte su Mossa e distrugge la sede operativa del gastaldo, che si ipotizza coincidesse con il castello. Ciò spiegherebbe la costruzione di un nuovo fabbricato, alternativo al primo, più modesto e per questo chiamato ancora oggi Cjascjelût. Nel 1523, dopo la fine della guerra scatenata dalla lega di Cambrai contro Venezia, Mossa passa definitivamente sotto gli Asburgo. Di questo periodo sono numerosi gli atti conosciuti di investiture, pegni, donazioni che interessano Mossa e che accompagnano la storia amministrativa del borgo, sulla cui giurisdizione si avvicendano diverse famiglie nobili, come i Cobenzl dal 1587 e, dalla metà del XVIII secolo, i Codelli.
Nel corso dell'età moderna la villa di Mossa si ritaglia il ruolo che poi conserverà fino alla prima guerra mondiale, quello di piccolo borgo rurale della pianura isontina, con una popolazione dedita prevalentemente all'agricoltura e al piccolo artigianato. Nella geografia della Principesca Contea di Gorizia e Gradisca il paese gode di una posizione favorevole tra i principali centri urbani della provincia, Gorizia, Cormons e Gradisca, che costituiscono anche le piazze di riferimento. Le dimensioni dell'abitato non si discosteranno mai troppo dalle 1300-1400 anime contate alla fine dell'Ottocento. La legge provinciale del 05 agosto 1877 sancì la costituzione del comune locale di Mossa, inserito nel distretto di Gradisca, con il distacco dal comune di Lucinico, al quale fino ad allora apparteneva.
La prima guerra mondiale segna la fine del periodo asburgico. Il 24 maggio 1915, quando l'Italia entra in guerra, il paese si ritrova al centro degli avvenimenti militari. Una parte della popolazione ripara subito a Gorizia, prima tappa di una profuganza che diventerà ben più consistente e drammatica e che disseminerà centinaia di mossesi fino al termine della guerra in varie località austriache. La zona rimane bersaglio delle artiglierie fino a quando l'esercito italiano riesce ad attraversare l'Isonzo e a prendere Gorizia nell'agosto del 1916. Con lo spostamento del fronte finalmente Mossa non è più sulla linea diretta del fuoco e diventa zona di retrovia, base logistica di supporto, militare e medico, per i soldati al fronte. Con la ritirata di Caporetto, nell'ottobre del '17, la regione viene riconquistata dall'esercito austro-ungarico che la terrà sino al ritiro definitivo dopo Vittorio Veneto.
L'annessione al Regno d'Italia è segnata nei primi anni dal lento lavoro di ricostruzione post-bellica. Dal 1° gennaio 1928 il comune di Mossa viene accorpato, assieme a San Lorenzo e Moraro, a quello di Capriva.
Ma il paese deve ancora sopportare i tragici eventi della seconda guerra mondiale, che sul confine orientale significa anche il difficile periodo di governo militare alleato che si prolunga fino al '47. Con l'applicazione degli accordi di pace e la determinazione del nuovo confine fra Italia e Jugoslavia (che corre poco discosto sulle colline del Collio a nord-est del paese) si chiude uno dei capitoli più drammatici della storia recente di queste terre e la ripartenza, dopo il lungo dopoguerra, può finalmente avere inizio.
Il 26 agosto 1955 Mossa riottiene l'autonomia comunale e oggi è un centro agricolo piuttosto fiorente, con piccole industrie, botteghe artigiane, trattorie tipiche.
MOSSA NELLA STORIA 1877 - 2017
Premessa:
Con la Legge Provinciale del 05 agosto 1877 veniva sancita la costituzione del comune locale di Mossa, inserito nel distretto di Gradisca. Fino ad allora Mossa era parte del comune locale di Lucinico, formato dai due comuni censuari di Lucinico e di Mossa. Le vicende che portarono alla separazione da Lucinico sono ampiamente descritte nel libro “Mossa nella storia" edito dall’Amministrazione Comunale nel 2009. Dall’agosto 1877 a dicembre 1927 Mossa rimane comune autonomo. Da gennaio 1928 entrò a far parte del comune di Capriva di Cormons assieme a quelli di San Lorenzo di Mossa e Moraro; tale situazione amministrativa durò fino al 26 agosto 1955, data della nuova autonomia comunale che perdura fino ad oggi. Le pubblicazioni storiche riguardanti la comunità di Mossa, edite dalle varie Amministrazioni comunali che si sono susseguite negli anni (La Villa di Mossa, Mossa 1900 – 1918, Mossa 1956/1996 - quarant’anni di vita amministrativa, Mossa nella Storia, La Chiesa del Preval), hanno come matrice principale le varie fonti documentali fin qui pervenute, rimarcando, in larga parte, le varie vicissitudini umane ed economiche nella loro generalità. La comunità di Mossa fino al 1918 faceva parte dell’Impero Austro – Ungarico ed in tale contesto è stata coinvolta nelle vicende belliche 1914 – 1918; alla fine della 1^ guerra mondiale, dal 1919 al 1921 era amministrata dall’Italia e dal 1921 a seguito del trattato di Rapallo fu definitivamente annessa al Regno d’Italia. (da Wikipedia - Il trattato di Rapallo, firmato il 12 novembre 1920, fu un accordo con il quale l'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni stabilirono consensualmente i confini dei due Regni e le rispettive sovranità, nel rispetto reciproco dei principi di nazionalità e di autodeterminazione dei popoli. Esso rappresentò la conclusione del processo risorgimentale di unificazione italiana sino al confine orientale alpino e l'annessione al Regno d'Italia di Gorizia, Trieste, Pola e Zara).
Lo stato civile nella comunità di Mossa dal 1877
Il Concilio di Trento aveva imposto alle parrocchie la redazione e la conservazione dei libri dei battesimi, matrimoni, funerali e stato delle anime. Dal 1610 la Chiesa controriformata esigeva la redazione in lingua latina, mentre prima erano ammesse le lingue locali. Compilati in osservanza ai sacramenti, più semplicemente i libri riportano nascite e morti dei fedeli, registrando così il movimento della popolazione e lo stato civile. La tenuta dello stato civile nell'ordinamento giuridico austriaco era deferita dallo Stato alle strutture ecclesiastiche esistenti sul territorio. L'Ufficio di Stato Civile per i territori annessi al Regno d’’Italia è stato istituito dal Regio Decreto del 24 settembre 1923 n. 2013 e fino ad allora la tenuta dei registri delle nascite, morti e matrimoni rimane demandata all’autorità ecclesiale. Con l’istituzione delle stato civile, collegato all’anagrafe, dal 01.01.1924 i registri delle nascite, dei defunti e dei matrimoni vengono tenuti dai funzionari statali e non più dall’autorità ecclesiale. Nell’archivio della Parrocchia Sant’Andrea di Mossa sono conservati i registri delle nascite, dei defunti e dei matrimoni dal 1870. Sono inoltre conservati due registri più datati: uno dei defunti dal 1823 al 1876 ed uno dei matrimoni dal 1865 al 1871; tali due registri però denotano molte incertezze, in particolare per quanto riguarda l'identificazione delle persone tramite la paternità e la maternità. Tra i registri della parrocchia sono pure conservati due tomi (anagrafe 1 e anagrafe 2) che sono fungono da vero e proprio registro della popolazione ed ove sono riportate in ordine alfabetico l'individuo, il nucleo e i legami familiari con i relativi dati (cognome e nome, luogo ed epoca della nascita, epoca del matrimonio, religione, epoca della morte, osservazioni). I due tomi sono stati redatti dai vari parroci, in qualità di ufficiali civili, con elenco dei pertinenti e/o dimoranti nella comunità di Mossa nel periodo 1880 (presumibile) – 1923.
La ricerca genealogica della comunità di Mossa.
La storiografia riguardante Mossa, in generale, può essere desunta dalle varie pubblicazioni esistenti; si possono ripercorrere le varie epoche e constatare le trasformazioni che hanno caratterizzato la comunità con il recupero di una sorta di “dimensione narrativa“ (a tal fine, di seguito, si vedano le copertine delle pubblicazioni storiche edite dal comune di Mossa). Pur nella loro accuratezza, le citate pubblicazioni svolgono però solo in parte una ricerca genealogica degli abitanti della comunità, lasciando comunque ampie tracce per successivi approfondimenti. Come già accennato dal 01 gennaio 1924 l’Italia ha conformato lo Stato Civile e l’Anagrafe delle province annesse al resto della Nazione con l’impiego di funzionari civili. Relativamente al periodo austro ungarico, per la ricerca genealogica si può fare riferimento ai soli registri custoditi presso la Parrocchia di Mossa o, in copia, presso l’Arcivescovado.
La comunità di Mossa fino al 1923
Nel corso degli ultimi anni, grazie alla cortesia dell’allora amministratore parrocchiale Mons. Arnaldo Greco e del successivo parroco don Walter Milocco, i registri parrocchiali sono stati messi a disposizione per la loro consultazione, che ha portato alla valorizzazione non solo della ricerca genealogica ma, più in generale, della storia della società, degli individui e delle loro relazioni. Va soprattutto evidenziata l’accuratezza dei dati riportati sui registri da parte dei sacerdoti che si sono susseguiti nel periodo esaminato; in modo particolare sono di grande valore i dati del periodo della prima guerra mondiale e successivo, al fine della ricerca delle persone morte al fronte, per eventi bellici e in profuganza. In modo particolare va segnalata l’opera di don Arturo Pinat, parroco negli anni del primo conflitto mondiale. Di seguito si indicano i parroci che dal 1870 al 1923 che hanno svolto il loro ministero nella Parrocchia Sant'Andrea Apostolo di Mossa e che in vario modo hanno tenuto in ordine i registri parrocchiali:
• Andreas Fiegel (pievano – dal 1870)
• Dominicus Costantini (cooperante - 1872)
• Valentino Bresausig (coperante - 1875)
• Alberti Tilgner (cooperante - 1878)
• Andreas Znidarcic (cooperante – 1881)
• Gottardus Pavletic (cooperante – 1882)
• Josephus Peteani (cooperante ed amministratore – 1885/1887)
• Franciscus Ziach (pievano – dal 1887)
• Dominicus Moretti (pievano – dal 1902)
• Artur Pinat (amministratore – dal 1911 al 1915)
• Il 07.06.1915 viene celebrata l’ultima messa nella vecchia parrocchiale della Centa; lo stesso giorno il parroco don Arturo Pinat viene arrestato (*)
• Guido Russian (provvisorio – 1918)
• Arturo Pinat (amministratore parrocchiale – 1919)
• Eugenio Pividor (pro ex delegato – 1921)
• Guido Russian (amministratore parrocchiale – 1922)
• Pietro Zorzenon (amministratore parrocchiale – 1922)
(*) È di notevole interesse il libro di Camillo Medeot dal titolo “ Storie di preti isontini internati nel 1915 “ ove trova memoria la vicenda dall’Amministratore Parrocchiale di Mossa Don Arturo Pinat che venne arrestato il 07.06.1915, incarcerato, e , successivamente, dopo dolorose vicende, internato in Sicilia. (vedi l’estratto della pubblicazione allegata).
Dalla pertinenza austriaca alla cittadinanza italiana
La pertinenza nell’ambito dell’Impero asburgico era del tutto distinta dalla cittadinanza (Staatsbürgerrecht) e si definiva come un vincolo che legava ogni individuo ad un dato comune, una sorta di indigenato locale. La pertinenza, qualificante, per l’appunto, l’appartenenza dell’individuo al nesso comunale e distinta sia dal domicilio (sede principale dei propri affari ed interessi) sia dalla residenza (dimora abituale), si acquisiva iure loci con la nascita, iure sanguinis per via paterna, per il matrimonio con un pertinente, o in conseguenza di speciali rapporti con le istituzioni comunali che comportavano l’obbligo della residenza nel territorio del Comune stesso. Dall’assunzione della pertinenza derivava un sistema di diritti/doveri, quali: il diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative, la facoltà di vivere «incondizionatamente» in un dato comune, il diritto all’assistenza in caso di malattia o di indigenza attraverso sussidi ed aiuti erogati dalla Congregazione di Carità. La pertinenza poteva essere acquisita anche dagli stranieri qualora, divenuti cittadini austriaci, avessero fissato per oltre un decennio la loro dimora stabile in un comune dell’Impero. La scelta operata dal trattato di Saint-Germain (che fa parte dei pre accordi parigini che sancirono formalmente la conclusione della prima guerra mondiale e che l’Italia sottoscrisse), in tema di cittadinanza, ne limitava l’acquisto ipso iure ai soli pertinenti nati nei territori annessi o che avessero acquisito la pertinenza prima della dichiarazione di guerra per una diretta volontà ma non a quanti l’avessero assunta per pubblico servizio o ancorché pertinenti non fossero nati in quei territori (art. 71). Era una scelta che mirava ad inibire l’acquisizione della cittadinanza italiana a persone il cui legame con i territori annessi non fosse così stretto come quello derivante dalla nascita e dalla discendenza e che rispondeva a un criterio prettamente politico che privilegiava coloro che vi erano nati, i cosiddetti «originari», rispetto ai « domiciliati » (E. Capuzzo - Dalla pertinenza austriaca alla cittadinanza italiana).
(L’accertamento veniva prodotto mediante la compilazione e la pubblicazione di una lista di persone per le quali si fossero verificate le condizioni necessarie all’acquisto della cittadinanza. La lista veniva comunicata dal Comune al Commissario civile, che nella nuova organica amministrativa, fondata in sostanza da un punto di vista territoriale sulla precedente ripartizione distrettuale, aveva sostituito il Capitanato distrettuale dell’amministrazione austriaca, e vi era un mese di tempo dalla notificazione della lista per presentare al Comune nuove iscrizioni o per presentare ricorsi per la correzione delle iscrizioni o la loro cancellazione. Nelle città dotate di un proprio statuto e cioè nei centri di maggiore importanza come Bolzano, Trento e Rovereto nel Trentino, Trieste, Gorizia e Rovigno nella Venezia Giulia la lista per l’acquisto della cittadinanza optimo iure doveva, invece, essere presentata al Commissario Generale Civile. Dei ricorsi in tema di cittadinanza decideva in forma gerarchica in primo grado il Commissariato Generale Civile con sede a Trento e a Trieste, sentita una commissione istituita in ogni città con proprio statuto e in ogni distretto politico e in secondo grado l’Ufficio Centrale per le Nuove Provincie, sentita la VI sezione del Consiglio di Stato, appositamente creata per i territori annessi).
All'anagrafe del Comune di Mossa è presente un tomo con la lista dei cittadini di pieno diritto pertinenti al Comune (art. 1 R.Decreto 30 dicembre 1920, n. 1890) che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, redatto presumibilmente nel 1923.
Ricognizione dei cittadini dimoranti nella comunità di Mossa dal 1877 al 1920.
Dalla lettura dei registri parrocchiali è emersa la possibilità della ricognizione dei cittadini della comunità di Mossa, dalla sua costituzione come comune autonomo (1877) alla fine della prima guerra mondiale ed all’annessione all’Italia (1920). Specificatamente nei due tomi (anagrafe 1 e anagrafe 2) - detti anche libri delle anime - che fungono da registro della popolazione con l’indicazione delle varie famiglie dimoranti nel comune (nome, cognome, epoca e luogo di nascita, epoca del matrimonio, epoca della morte, osservazioni, ecc.) sono concentrate le principali informazioni. Tutti i dati rilevabili dai tomi anagrafe 1 e anagrafe 2 sono stati trascritti in un “data base“ con indici di ricerca (es. civili morti in guerra, militari A.U. morti in guerra, profughi IT, profughi A.U. ecc.). Tale “data base“ contiene l’elenco di circa 3.100 persone dimoranti a Mossa in varie fasi e periodi. Analogamente, i dati rilevabili dal tomo dell’anagrafe del Comune di Mossa con l’elenco dei cittadini di pieno diritto pertinenti al Comune, sono stati a loro volta trascritti in un altro “data base“ contenente circa 1.100 nominativi. I dati dei due “data base“ sono stati messi a confronto rilevando la perfetta conformità dei dati stessi. La completezza e l’accuratezza delle registrazioni sui tomi parrocchiali fanno presumere la completa attendibilità dei dati, in modo specifico quelli desumibili dalle “osservazioni“ con il luogo del matrimonio e della morte. Nelle “osservazioni“ sono anche indicati altri dati a completamento, come l’eventuale soprannome, il luogo di emigrazione, la morte in guerra, ecc. Nell’approssimarsi del ricordo della fine della prima guerra mondiale (1918), come prima iniziativa, sono stati estrapolati i seguenti elenchi di persone pertinenti e/o domiciliate nella comunità di Mossa morte a causa degli eventi bellici:
• militari morti o dispersi con la divisa austro-ungarica (n° 33)
• civili morti a seguito di eventi bellici (n° 31 + 3 prigionieri austriaci)
• civili morti profughi in Austria Ungheria (n° 14)
• civili morti profughi in Italia (n° 63)
Dati approssimativi invece risultano quelli riferiti ai profughi, sia in Austria Ungheria che in Italia, in quanto nei registri parrocchiali si possono rintracciare solo i nominativi dei nati e dei morti in profuganza (dati attendibili ma forse incompleti); da tali dati si può desumere l’e sodo solo una di parte delle famiglie che hanno vissuto tale esperienza.
La prima guerra mondiale (1914 – 1918) – coscritti della comunità di Mossa.
Con Legge 06.06.1886 , B.L.I. n° 90, in Austria viene istituita la leva di massa (Landsturm) alla quale sono obbligati tutti i cittadini atti alle armi, dal 19° al 42° anno di età, non appartenenti all'esercito, alla marina o alla milizia (Landzverh); relativamente ai coscritti della Comunità di Mossa è stato preso in considerazione il periodo 1875 - 1915. Per detto periodo, dal confronto dei nominativi in età di leva ricavati dai registri parrocchiali di pertinenti e/o domiciliati a Mossa allo scoppio della prima guerra mondiale con quelli presenti sui libri matricolari consultabili presso l’Archivio di Stato di Gorizia (1875 - 1909), sono stati ricavati i nominativi di circa 105 persone che potrebbero aver combattuto con la divisa austro ungarica nei diversi fronti orientali dell’Impero asburgico. La lista - COSCRITTI DELLA COMUNITA' DI MOSSA 1914 - 1918 - pubblicata nel sito allegato "LA GRANDE GUERRA (1914 - 1918)" è stata desunta dagli scarni elementi storici a disposizione e pertanto potrebbe risultare incompleta e/o inesatta in taluni nominativi; tale elenco, in ogni caso, potrebbe venire rivisto ed integrato alla luce di notizie più dettagliate, qualora a conoscenza, da parte di eventuali nipoti e pronipoti (ed altri). Ovviamente, ai suddetti nominativi, vanno aggiunti quelli dei morti e dispersi con la divisa austro - ungarica.
LA GRANDE GUERRA (1914-1918)
Per la nostra comunità, i registri parrocchiali sono una delle principali fonti risalenti all'epoca e prontamente visionabili; dalla loro consultazione emergono dati estremamente precisi riguardo il periodo bellico, con particolare riguardo ai tanti che sono morti in guerra, nel paese, a causa dei bombardamenti, e anche come profughi, sia in Austria-Ungheria che in Italia.
Dall'estrapolazione dei dati da tali registri, sono state elaborate le seguenti tabelle:
- militari della comunità di Mossa morti o dispersi con la divisa austro ungarica ( n° 33 )
- civili della Comunità di Mossa morti a seguito di eventi bellici ( n° 31 + 3 prigionieri austriaci sepolti a Mossa )
- profughi della comunità di Mossa morti in Austria Ungheria ( n° 14 )
- profughi della comunità di Mossa morti in Italia ( n° 64 )
Anche se l'attendibilità dei dati rinvenuti nei registri parrocchiali risulta senz'altro fuori discussione, in quanto i parroci all'epoca erano anche Ufficiali di stato civile, la lettura delle suddette tabelle, in ogni caso, deve essere effettuata sempre con il "beneficio di inventario".
Vi invitiamo, pertanto, in un'ottica di collaborazione finalizzata ad ottenere la più alta aderenza alla verità storica, a segnalare eventuali errori e/o omissioni, che qualora rilevati, potranno essere così prontamente corretti e/o integrati.
Inoltre, ai fini di costruire un archivio digitalizzato del periodo di inizio 900, Vi invito cortesemente a recapitare a questo Comune eventuali documenti, fotografie raffiguranti luoghi, parenti e/o conoscenti (possibilmente con l'indicazione dell'eventuale persona raffigurata). Questo materiale sarà particolarmente prezioso e una volta digitalizzato, Vi verrà restituito.
LA PROFUGANZA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Le vicissitudini della profuganza degli appartenenti alla Comunità di Mossa nel corso della prima guerra mondiale, sia in Austria-Ungheria che in Italia, sono state completamente trascurate; vicende personali e/o famigliari abbandonate all'oblio. Praticamente non vi era famiglia del paese che non abbia subito la profuganza in quel periodo. Storie di abbandoni, di amicizie interrotte, di consuetudini abitudinali mutate ( la comunità era prevalentemente contadina), affetti recisi, partenze improvvise e senza nulla da portare con se, mariti e figli al fronte senza notizie, morti sepolti nelle località di profuganza. Drammi che non sono mai stati evidenziati se non nel ricordo prettamente famigliare. Non vi sono molti elementi per ricostruire la vicenda. Testimoni ormai morti con figli anziani o morti anch'essi, nipoti e pronipoti non più interessati alla ricostruzione di tali vicende famigliari. La storiografia ufficiale sui nostri profughi è molto carente; si possono ritrovare vari resoconti o numeri, ma quasi mai nominativi di persone; né vi sono molti elementi probatori di indagine al fine di giungere ad un elenco verosimile dei profughi della Comunità di Mossa di quel periodo. Unica fonte di notizie, seppur parziale, rimane quella riscontrabile nei registri parrocchiali con le annotazioni delle nascite e delle morti di quanti erano interessati dalla diaspora. Da tali dati si può risalire al nucleo famigliare cui presumibilmente faceva parte il nato o il defunto. Dalle fonti parrocchiali sono stati ritrovati i nominativi di circa 300 profughi in Italia e di circa 90 in Austria-Ungheria, inoltre risultano circa 100 nominativi di persone presumibilmente rifugiate presso parenti e/o conoscenti in aree limitrofe a Mossa ma lontane dal fronte (entroterra di Gorizia, Cormons, Giassico, ecc.) Pertanto va da sé che per tutte le famiglie che non hanno avuto nati o morti in profuganza i registri parrocchiali nulla segnalano; per tali famiglie si può solo fare un collegamento, peraltro non probatorio, con quelle loro imparentate, al fine di desumere l'eventuale presunta area di ricovero. Dal libro "Mossa nella storia" pubblicato a cura del Comune di Mossa nel 2009, alla pagine 162, si legge che don Arturo Pinat in una annotazione del 28.01.1920 indica che la popolazione residente era di 600 persone mentre dovevano ritornare ancora 720 profughi e che tali dati risultano raccolti alla fine del 1918. Si precisa che don Pinat rientrò a Mossa dalla Sicilia nel marzo del 1919.
IL FRONTE SERBO E IL FRONTE ORIENTALE
Allo scoppio della prima guerra mondiale il 28 luglio 1914, i fronti che si aprirono per l'Impero Austro - Ungarico furono quello Serbo e quello orientale, contro la Russia.
Tra la fine di luglio ed i primi di agosto del 1914 ebbe l'effetto l'ordine di mobilitazione proclamato dall'imperatore Francesco Giuseppe; molti cittadini della comunità di Mossa, allora sudditi dell'Impero Asburgico, vennero arruolati e dovettero abbandonare il lavoro, le proprie case e famiglie e partire per i fronti Serbo e Galiziano, lontani e sconosciuti. La guerra fu subito cruenta ed è in quelle zone, tra il 1914 ed il 1916, che si annovera la maggioranza dei caduti e dispersi della nostra comunità.
Oltre ai morti in battaglia, in particolare sul fronte orientale molti finirono prigionieri in mano russa; per tutti valga il ricordo delle peripezie (riportate da un nipote) del soldato Concina Francesco Giuseppe, classe 1882, ritornato a casa dalla prigionia in Russia, a guerra abbondantemente conclusa, via Vladivostok e America. Ad oggi non ci sono elementi per localizzare i luoghi di sepoltura dei caduti della nostra comunità; gran parte sono dispersi, altri potrebbero essere tumulati in uno dei circa 400 piccoli cimiteri della Galizia polacca od ucraina. Quelli deceduti in ospedali militari, forse inumati in cimiteri civili.
Si sottolinea che la memoria di quanti parteciparono alla prima guerra mondiale sotto le insegne dell'Austria - Ungheria e di quelli che non ritornarono più a casa dai vari fronti, è stata rimossa sia dal nuovo Stato nazionale che dalla Nazione di cui erano sudditi e purtroppo, nel caso dei nostri concittadini, anche dalla Comunità locale ed in particolare dalle varie Amministrazioni fin qui succedutesi che poco o nulla hanno intrapreso per tenere vivo il loro ricordo; ricordo che è giunto fino a noi tramandato perlopiù nel chiuso delle storie familiari. Al fine di rimuovere tale oblio, questa Amministrazione, nel centenario degli accadimenti, vuole rendere giustizia ai tanti, della nostra comunità, che hanno patito e perso la vita sui vari fronti della prima guerra mondiale, in particolare su quello Galiziano e Serbo.
Quanto sopra per rammentare che attualmente, per la maggior parte dei concittadini, la conoscenza dei fatti avvenuti nelle regioni della Galizia, della Bucovina, dei monti Carpazi non è riconducibile alla storiografia ufficiale, ma unicamente a quanto tramandato nel contesto del proprio nucleo famigliare grazie ai vecchi racconti di qualche nonno o parente reduce della prima guerra mondiale.
Di seguito si propongono alcune note e brani contestualizzati all'argomento, al fine dell'identificazione delle zone di guerra ove sono stati inviati a combattere la maggior parte del nostri compaesani in divisa Austro - Ungarica.
IL PERIODO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI
Premessa:
Le vicende salienti avvenute nel periodo tra le due guerre mondiali sono riassunte in modo esaustivo nella pubblicazione "Mossa nella storia" edita a cura del Comune di Mossa nell'anno 2009. Tuttavia in questa pagina, si vogliono evidenziare, anche con l'aiuto della cittadinanza, singole storie personali o anche di gruppo, ma sempre nell'ambito prettamente locale e non necessariamente legate alla storiografia ufficiale dell'epoca. Si prega pertanto la cittadinanza tutta, di evidenziare a questo Comune, mediante foto, documenti, ecc. tutte quelle vicende personali e/o famigliari, ritenute interessanti, eventualmente da pubblicare su questo sito istituzionale.
Storiografia:
Le principali vicende legate al periodo considerato riguardano i seguenti tre momenti essenziali dai quali poi ripartono tutte le ulteriori vicende della comunità:
1) la ricostruzione post bellica e la nuova sede parrocchiale
2) la perdita dell'autonomia comunale
3) il regime e l'avvio alla seconda guerra mondiale
La ricostruzione post bellica e la nuova sede parrocchiale
Figura carismatica nell'ambito della comunità di Mossa è stata senza dubbio quella di mons. Eugenio Pividor (1895 - 1954), parroco di Mossa dal 1925 al 1936 (era già stato amministratore parrocchiale nel 1921). Seppe mirabilmente traghettare la comunità a lui affidata dall'Impero Austro Ungarico al Regno d'Italia, dando contemporaneamente impulso al ministero ecclesiale con la costruzione delle nuova chiesa parrocchiale (1926 - 1927).
Si pubblica un articolo dello scrittore Luigi Zoffi, apparso sul settimanale " Voce Isontina " e nel libro "Storie del mio paese".
La perdita dell'autonomia comunale
L'autonomia comunale di Mossa cessò a partire dal 01.01.1928 con l'aggregazione, assieme alle comunità di San Lorenzo di Mossa e di Moraro, al Comune di Capriva di Cormons; tale aggregazione ebbe fine nel 1956. Una delle conseguenze fu che tutta la documentazione inerente la comunità di Mossa, compresa quella precedente del comune autonomo, finì negli archivi del Comune di Capriva; sicuramente non tutta venne poi restituita a seguito della ritrovata autonomia del 1956 ed in modo particolare quella fino al 31.12.1927; per gli anni successivi e fino al 1956 bisogna, in ogni caso, fare riferimento al Comune di Capriva del Friuli.
Il regime e l'avvio alla seconda guerra mondiale
Come già precisato nella premessa, il periodo storico tra le due guerre mondiali, tra l'altro caratterizzato dall'avvento del regime fascista, è ampiamente documentato nella pubblicazione "Mossa nella storia" edita dal Comune di Mossa nel 2009. Vi sono comunque ampi margini per la raccolta di testimonianze, atti, scritti, documentazione fotografica, ecc. al fine di garantire, con l'aiuto della cittadinanza, l'implementazione della pagina di questo sito con le trattazioni più interessanti.
In memoria e ricordo di quanti partirono per i vari fronti della seconda guerra mondiale viene pubblicata la foto ufficiale, anche se non esaustiva, dei coscritti della comunità di Mossa.